Presso il data-center di un mio cliente ho recentemente installato dei trunk preconnettorizzati di fibra ottica monomodale, durante le prime verifiche ho notato che guardando il connettore non si riusciva a vedere alcun segnale a differenza della luce rossa che si riesce a vedere sulle fibre multimodali. La cosa mi è risultata piuttosto strana anche perché in ogni caso il link poi funzionava correttamente.

Attenzione!! L’azione da lei eseguita è altamente pericolosa per l’incolumità degli occhi; eviti assolutamente in futuro di guardare nei connettori ottici per qualsiasi motivo ! La pessima abitudine di osservare un connettore ottico per verificare la presenza di segnale può diventare molto pericolosa se la fibra in esame è alimentata dal lato opposto da un laser di potenza anche solo leggermente superiore ai LED tipicamente utilizzati per le trasmissioni su fibre multimodali in ambito locale. Qualora il segnale presente sulla fibra superi determinate intensità, il danneggiamento irreversibile dell’occhio può avvenire anche per esposizioni di frazioni di secondo. Si osservi la tabella tratta dallo standard ISO/IEC 60825 che definisce gli standard di sicurezza per l’utilizzo di laser (non solo per telecomunicazioni ma anche in altri campi come industriale, medico, ecc). Lo standard specifico per la sicurezza dei laser su fibra ottica per telecomunicazioni è 60825-2.

La tabella si riferisce ad alcune lunghezze d’onda che sono usate in vari campi di applicazioni e non solo per telecomunicazioni. Osservando attentamente i valori si nota che si può già avere un danneggiamento dell’occhio con un’esposizione di solo un centesimo di secondo (!) se la potenza è superiore a 10mW/cm2 (@ 800 nm). Non bisogna mai trascurare le norme di sicurezza ed è bene usare sempre tutte le precauzioni del caso. Negli ultimi anni si sono diffuse sempre di più le applicazioni su fibre monomodali che presentano un alto grado di rischio per la maggior potenza specifica (il segnale è concentrato sul core di 9 μm) e anche perché utilizzano lunghezze d’onda assolutamente invisibili all’occhio umano e questo può determinare esposizione prolungata nel tempo senza che ci si accorga della presenza del segnale.

La tabella riportata di seguito illustra per le varie gamme di lunghezza d’onda quali sono i rischi che si possono correre (informazioni sempre tratte dallo standard ISO/IEC 60825-2). Lo stesso standard definisce anche tutta una serie di procedure operative per l’esecuzione di lavori su fibre ottiche e definisce le modalità secondo cui la componentistica (cassetti ottici, connettori, cavi, patch cord, ecc) deve essere realizzata e marchiata per rispettare le norme di sicurezza.

Lunghezza d’onda Effetti patologici
180–315 nm (UV-B, UV-C) Fotocheratite (infiammazione della cornea, bruciatura solare)
315–400 nm (UV-A) Cataratta fotochimica (opacità del cristallino)
400–780 nm (visibile) Danneggiamento fotochimico della retina, bruciatura della retina
780–1400 nm (near-IR) Cataratta e nei casi più gravi bruciatura della retina
1.4–3.0μm (IR) Modifica delle proteine nell’umore acqueo del bulbo, cataratta, bruciatura della cornea
3.0 μm–1 mm Bruciatura della cornea

Per scongiurare il rischio di un esposizione anche casuale alle radiazioni IR trasportate dalla fibra si può ricorrere ad un’adeguata protezione degli occhi. Attenzione però che gli occhiali di protezione non sono efficaci a largo spettro ma ciascun occhiale di protezione lavora efficacemente solo su una determinata banda di lunghezze d’onda.

Sull’occhiale devono esser chiaramente riportate le gamme entro le quali l’azione del filtro è efficace, inoltre devono essere dotati dei certificati di garanzia del produttore.